Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 7 n. 5

settembre-ottobre 1995

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia

A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzioni e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita. Il 1996 sarà l'anno della Commemorazione del suo Centenario e in tutto il mondo verrà ricordato e fatto conoscere, tutto questo in onore del grande contributo che ha saputo offrire alla razza umana.










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Virabhadra dasa, Sitarani devi dasi

COLLABORATORI:
Rasika dasi, Pancaratra dasa, Saiva dasi, Nicoletta Santagostino, Dott. Giuseppe Scala.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA. La traslitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; a si pronuncia a lunga e aperta; i si pronuncia i lunga; u si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 7 N. 5 - settembre-ottobre 1995

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.










SRIMATI RADHARANI,
COLEI CHE ATTRAE KRSNA
Una lezione di Srila Prabhupada

SRIMAD BHAGAVATAM

La Creazione: Primo Canto, Capitolo 8


LA STORIA DELL'ELEFANTE GAJENDRA

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Vago, fasullo tempo sprecato...

ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Fresco e Sano

OSSERVATORE VEDICO
Suono e musicoterapia

SCIENZA E SCIENZA
Un nuovo Umanesimo

IL MAHABHARATA
La sesta puntata del Grande Poema

LA FESTA DELLA DOMENICA















SRIMATI RADHARANI
Colei che attrae Krsna

Per essere accettati da Krsna, pregate per ottenere i favori della Sua più grande devota.

Una conferenza di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatoreacarya della Società Internazionale per la Coscienza di Krsna.

Londra, 18 settembre 1969, giorno dell'apparizione di Radharani

Oggi è Radhastami, il giorno dell'apparizione di Srimati Radharani. Quindici giorni dopo la nascita di Krsna, è apparsa Radharani. Radharani è la potenza di piacere di Krsna.
Questa sera parleremo di Radhastami. Stiamo cercando di capire Radharani, la potenza principale di Krsna, l'energia di piacere di Krsna. Come impariamo dalla letteratura vedica, Krsna ha svariate potenze: parasya saktir vividhaiva sruyate. Proprio come un uomo importante con molti assistenti e segretari non ha da svolgere alcun compito personalmente  dal momento che semplicemente per il suo volere ogni cosa è eseguita  così Dio, la Persona Suprema, ha svariate energie ed ogni cosa viene eseguita attraverso di esse.
Il mondo materiale, dove noi stiamo ora vivendo, è chiamato bahirangasakti, l'energia esterna di Krsna, e non è difficile osservare come ogni cosa viene così ben eseguita dall'energia materiale.
Krsna spiega nella Bhagavad-gita: mayadhyaksena prakrtih suyate sacaracaram "l'energia materiale agisce sotto la mia supervisione." L'energia materiale non è cieca. Krsna è nello sfondo. Oltre all'energia materiale esterna, c'è un'altra energia, l'energia interna. Per mezzo dell'energia interna, il mondo spirituale è manifestato. Paras tasmat tu bhavo 'nyah. Come il mondo materiale è manipolato dall'energia esterna, il mondo spirituale è condotto dall'energia interna. Quella potenza interna è Radharani.
Noi dovremmo cercare di comprendere Radharani. Radharani è la potenza di piacere di Krsna, hladinisakti. Nel Vedantasutra la Verità Assoluta è descritta come anandamaya, sempre immersa nell'energia di piacere. Quando vuoi ananda, piacere, non puoi averlo da solo. Da solo non è possibile provare piacere. Quando sei insieme a un gruppo di amici o familiari o altri compagni, provi piacere. Il mio parlare è molto piacevole quando ci sono molte persone qui. Non posso sentirmi felice parlando da solo; questo non è ananda. Sebbene io possa parlare qui nel cuore della notte quando non c'è nessuno, ciò non è ananda. Ananda significa che ci devono essere degli altri. Poiché Krsna, la Verità Assoluta, è anandamaya, Egli è diventato molti eko bahu syama. Anche noi siamo particelle infinitesimali fatte per dare piacere a Krsna. E la principale potenza di piacere è Radharani.

radhakrsna pranayavikrtir hladin
saktir asmad
ekatmanav api bhuvi dehabhedam
gatau tau
caitanyakhyam prakatam adhuna
taddvayam caikyam aptam
radhabhavadyuti suvalitam naumi
krsnasvarupam

Krsna è Param Brahman, il Supremo Assoluto, come ci insegna la Bhagavad-gita. Quando Arjuna comprese la Bhagavadgita, disse a Krsna: param brahma param dhama pavitram paramam bhavan "Tu sei Dio, la Persona Suprema, la dimora finale, il più puro, la Verità Assoluta."
Quindi Krsna è Param Brahman, il Supremo Assoluto. Nel mondo vediamo talvolta una grande persona santa che rinuncia ad ogni godimento materiale semplicemente per godere del brahmananda, la felicità di Brahman, l'Assoluto. Diventa un sannyasi proprio per comprendere che egli è Brahman. Quindi se si deve rinunciare ad ogni cosa materiale per la realizzazione del Brahman, pensate che il Param Brahman, il Brahman Supremo, possa godere di qualcosa che sia materiale? No. Il piacere di Krsna non ha niente di materiale. E' necessario comprendere questo punto.
Nel mondo materiale abbiamo qualche informazione sul Brahman e il Paramatma, ma nessuno conosce Param Brahman, o Bhagavan, Dio, la Persona Suprema. Perciò è detto: manusyanam sahasresu kascid yatati siddhaye. Siddhaye si riferisce alla comprensione del Brahman o Paramatma. Ma tra tante persone che hanno realizzato il Brahman e i Paramatma, difficilmente qualcuno può conoscere Krsna.
Senza conoscere Krsna, che cosa possiamo capire della potenza di piacere di Krsna? Senza conoscere una grande persona, come possiamo capire i suoi affari interni? Non è possibile.
I Gosvami ci danno informazioni sull'energia di piacere di Krsna, Srimati Radharani.
Abbiamo descritto le relazioni amorose di Radha e Krsna nel nostro "Insegnamenti del Signore Caitanya." Se avete questo libro, potete leggere sulle relazioni d'amore trascendentali tra Radha e Krsna.
Quindi oggi preghiamo Radharani perché Lei è l'energia di piacere di Krsna. Krsna significa "infinitamente affascinante" ma Radharani è così grande che attrae Krsna. Qual' è quindi la posizione di Srimati Radharani? E' questo che oggi dovremmo cercare di capire e offrire i nostri omaggi a Radharani.

taptakancanagaurangi
radhe vrndavanesvari
vrsabhanusute devi
pranamami haripriye

"Radharani, Tu sei così cara a Krsna, quindi Ti offriamo i nostri rispettosi omaggi." Radharani è haripriya "molto cara a Krsna". Attraverso la misericordia di Radharani noi possiamo facilmente avvicinarci a Krsna. Se Radharani raccomanda: "Questo devoto è molto bravo" allora Krsna immediatamente mi accetta, per quanto sia un grande sciocco. Poiché sono raccomandato da Radharani, Krsna mi accetta. Perciò in Vrndavana vedrete tutti i devoti che cantano il nome di Radharani più di quello di Krsna. Ovunque andate, vedrete i devoti che si salutano l'un l'altro dicendo "Jaya Radhe!" Ancora adesso trovate questo a Vrndavana. I devoti glorificano Radharani. Se seguite il metodo della speculazione per comprendere Krsna, ci vorranno molte, molte vite. Ma se seguite il servizio devozionale e cercate di dare piacere a Radharani, sarà possibile ottenere Krsna molto facilmente.
Radharani può liberare Krsna. Lei è una devota così elevata, l'emblema del maha bhagavata. Anche Krsna non può comprendere la qualità della devozione di Radharani. Sebbene Krsna dica vedaham samatitani "Io so ogni cosa." Egli non riesce a comprendere Radharani. Radharani è così grande!
Krsna sa ogni cosa ma per conoscere Radharani, Krsna ha accettato la posizione di Radharani.
Krsna ha pensato: "Sono soddisfatto. Sono completo in ogni aspetto eppure voglio comprendere Radharani. Perché?" Questa domanda ha obbligato Krsna ad accettare la propensione di Radharani di capire Se Stesso.
Questi argomenti, naturalmente, fanno parte di una grande scienza trascendentale. Chi è avanzato nella coscienza di Krsna ed ha buona conoscenza degli sastra, i testi sacri, può capire. Quando Krsna volle capire Se Stesso, adottò l'atteggiamento di Srimati Radharani. Questa è la ragione della Sua apparizione come Caitanya Mahaprabhu. Radha-bhavadyutisuvalitam.
Caitanya Mahaprabhu è Krsna, ma ha accettato l'atteggiamento di Radharani. Poiché Radharani ha sempre sentimenti di separazione da Krsna, il Signore Caitanya, nella posizione di Radharani, provava separazione per Krsna.
Questo è l'insegnamento di Sri Caitanya, provare separazione per Dio, non incontrarsi con Lui. Il metodo del servizio devozionale insegnato da Caitanya Mahaprabhu e la Sua successione disciplica è come provare separazione da Krsna. Questa è la posizione di Radharani, provare sempre separazione.
Anche i Gosvami, quando erano a Vrndavana, non dicevano mai "Ho visto Krsna." Sebbene fossero devoti perfetti, non dissero mai: "Ho visto Krsna."
Le loro preghiere erano: "he radhe vrajadevike... he nandasuno kutah!"
Radharani non rimane sola. Lei sta sempre con le Sue amiche (vraja-devi) Lalita o Visakha e altre damigelle di Vrndavana. Quindi i Gosvami nel loro stadio maturo mentre vivevano a Vrndavana, pregavano in questo modo: he radhe vrajadevike ca lalite he nandasuno kutah: "Radharani, dove sei? Dove sono i Tuoi compagni? Dove sei Krsna, Nandasuno, figlio di Nanda Maharaja? Dove siete tutti?" Loro cercavano continuamente. Non dicevano mai: "Ho visto Krsna danzare con le gopi. La scorsa notte Li ho visti." (Risata)
Quelli che parlano in questo modo sono chiamati sahajiya. I devoti maturi non parlano così. I sahajiya prendono ogni cosa a buon mercato: Krsna a buon mercato, Radharani a buon mercato, come se loro potessero vedere Radha e Krsna ogni notte. No. I Gosvami non ci hanno insegnato questo atteggiamento. Loro cercavano RadhaKrsna. He radhe vraja-devike ca lalite he nandasuno kutah srigovardhanakalpapadapatale kalindivane kutah: "Siete alla collina Govardhana, o sulle rive della Yamuna?" Ghosantav iti sarvato vrajapure khedair mahavihvalau. La loro occupazione era invocare in questo modo: "Dove sei? Dove sei Radharani? Dove sei Lalita, Visakha, e voi compagne di Radharani? Dove sei Krsna? Sei forse vicino alla collina Govardhana o sulle rive della Yamuna?"
Ghosantav iti sarvato vrajapure. Per tutta la zona di Vrndavana loro piangevano e cercavano Radha-Krsna  khedair maha vihvalau - come se fossero dei pazzi.
Vande rupasanatanau raghuyugau srijivagopalakau. Dobbiamo seguire le orme dei Gosvami e imparare come cercare Krsna e Radharani in Vrndavana o nei nostri cuori. Questo è il metodo del bhajana di Caitanya Mahaprabhu o la sua via di adorazione: il sentimento di separazione, vipralambha-seva.
Provando separazione da Krsna, Mahaprabhu cadeva nel mare. Usciva dal suo letto nel cuore della notte. Nessuno sapeva dove stesse andando. Lui cercava Krsna.
Questo metodo del servizio devozionale è stato insegnato da Caitanya Mahaprabhu. Non è possibile dire con semplicità "Ho visto Krsna e Radharani nella rasa lila.'' No, non è così. Prova la separazione. Più sentirai separazione da Krsna, più capirai che stai progredendo. Non cercare di vedere Krsna artificialmente. Sii avanzato nel provare separazione e allora la tua devozione sarà perfetta. Questo è l'insegnamento di Sri Caitanya.
Atah srikrsnanamadi na bhaved grahyam indriyaih. Con i nostri sensi materiali non possiamo vedere Krsna o ascoltare il nome di Krsna. Dobbiamo impegnarci nel servizio al Signore. Dove incomincia il servizio? Jihvadau: dalla lingua. Non dalle gambe, occhi o orecchie. Comincia dalla bocca. Come? Cantate; Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. E prendete Krsnaprasadam (cibo che sia offerto a Krsna). La lingua ha due compiti: articolare il suono, Hare Krsna, e prendere prasadam. Con questi due metodi realizzerete Krsna.
Non cercate di vedere Krsna. Non è possibile vedere Krsna con i vostri occhi materiali né potete ascoltare parlare di Lui con le vostre orecchie materiali, né potete toccarLo. Ma se impegnate la vostra lingua nel servizio al Signore, allora Egli Si rivelerà a Voi: "EccoMi qua." E' necessario questo.
Quindi, provate separazione da Krsna proprio come Radharani, come ci insegna Sri Caitanya, ed impegnate la vostra lingua nel servizio al Signore. Allora un giorno, quando sarete maturi, vedrete Krsna faccia a faccia.















SRIMADBHAGAVATAM

Tra tutte le scritture Vediche il più illuminante
testo che descrive la Personalità di Sri Krsna.

Scritture Vediche



SrimadBhagavatam

Primo Canto: La creazione

Continua la pubblicazione dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fà da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.







Capitolo 8; Le preghiere della Regina Kunti




VERSO 23


yatha hrsikesa khalena devaki
kamsena ruddhaticiram sucarpita
vimocitaham ca sahatmaja vibho
tvayaiva nathena muhur vipadganat

yatha: che era; hrsikesa: il maestro dei sensi; khalena: dall'invidioso; devaki: la madre di Sri Krsna; kamsena: dal re Kamsa; ruddha: imprigionata; aticiram: per lungo tempo; sucaarpita: afflitta; vimocita: liberata; aham ca: anch'io; sahaatma-ja: con i miei figli; vibho: o Tu che sei grande;
tvaya eva: da Tua Grazia; nathena: come il protettore; muhuh: costantemente; vipatganat: serie di pericoli.



TRADUZIONE

O Hrsikesa, maestro dei sensi di tutti gli esseri, o Signore dei signori, Tu hai liberato Tua madre, Devaki, da lungo tempo prigioniera e tormentata da Kamsa, l'invidioso monarca. E hai protetto me e i miei figli da continui pericoli.



SPIEGAZIONE

Devaki, madre di Krsna e sorella del re Kamsa, fu gettata in prigione col suo sposo, Vasudeva, perché il suo invidioso fratello era assillato dal terrore di essere ucciso dall'ottavo figlio di Devaki, cioè Krsna. Kamsa arrivò perfino a massacrare tutti i figli di Devaki nati prima di Krsna. Ma subito dopo il Suo avvento Krsna fu condotto alla dimora di Nanda Maharaja, che sarebbe diventato Suo padre adottivo, e in questo modo sfuggì alle grinfie dello zio materno, l'infanticida Kamsa.
Kuntidevi e i suoi figli dovettero anch'essi affrontare una serie di pericoli, ma ogni volta il Signore li salvò. Salvando i suoi figli Sri Krsna mostrò alla regina Kunti un favore più grande che a Sua madre Devaki, infatti Egli non fece niente per risparmiare la morte ai Suoi fratelli; ma se agì in questo modo fu solo perché Suo padre, Vasudeva, viveva ancora, mentre Kuntidevi era vedova, senza altro rifugio che Lui, Krsna. E' evidente dunque che il Signore manifesta ai Suoi devoti la Sua grazia protettrice in proporzione alla loro impotenza di fronte ai pericoli che devono affrontare. Talvolta Egli pone il Suo puro devoto di fronte a grandi pericoli per dargli l'opportunità di affidarsi ancora di più alla Sua Persona. Infatti la fortuna del devoto si misura dalla grandezza del suo attaccamento al Signore.



VERSO 24


visan mahagneh purusadadarsanad
asatsabhaya vanavasakrcchratah
mrdhe mrdhe 'nekamaharathastrato
draunyastratas casma hare 'bhiraksitah

visat: dal veleno; mahaagneh: dal grande incendio; purusaada: dai mangiatori di uomini; darsanat: combattendo; asat: corrotta; sabhayah: assemblea; vanavasa: l'esilio nella foresta; krcchratah: sofferenze; mrdhe mrdhe: ancora ed ancora nel corso della battaglia; aneka: molti; maharatha: grandi generali; astratah: armi; drauni: il figlio di Dronacarya: astratah: dall'arma di; ca: e; asma: nel passato; hare: o mio Signore; abhiraksitah: completamente protetti.



TRADUZIONE

Mio caro Krsna, la Tua grazia ci ha già salvati da una torta avvelenata, da un grande incendio, dai denti dei mangiatori di uomini, da una pericolosa assemblea, da numerose sofferenze durante il nostro esilio nella foresta e da una battaglia in cui si affrontarono grandi generali. E ora ci hai sottratti all'arma di Asvatthama.



SPIEGAZIONE

Questo verso descrive i pericoli che Kuntidevi ha dovuto affrontare insieme con i suoi figli. Soltanto una volta Devaki si trovò in grave difficoltà a causa dell'invidioso fratello, ma il resto dei suoi giorni li trascorse nella pace; invece Kuntidevi e i suoi figli conobbero una serie ininterrotta di tormenti, nell'arco di numerosi anni. I loro oppressori erano Duryodhana e i suoi seguaci, desiderosi di usurpare il loro regno; ma appena un nuovo pericolo si presentava, venivano salvati dal Signore. Un giorno fu offerta a Bhima una torta avvelenata e una volta fu incendiata la casa di lacca in cui si trovavano tutti riuniti; un'altra volta ancora Draupadi fu trascinata a forza in mezzo all'assemblea perversa dei Kuru che cercarono di oltraggiarla togliendole il vestito, ma il Signore la salvò dando al tessuto una lunghezza infinita, tanto che Duryodhana e i suoi non poterono vederla nuda. Durante il loro esilio nella foresta, Bhima dovette combattere contro un raksasa mangiatore di uomini, Hidimba, ma ancora una volta il Signore intervenne. Le loro sventure non erano però ancora terminate. Dopo tutte quelle tribolazioni scoppiò la grande battaglia di Kuruksetra, e Arjuna dovette affrontare grandi generali, come Drona, Bhisma e Karna, tutti potenti guerrieri. E per finire, quando ormai tutti quei pericoli erano lontani, il figlio di Dronacarya lanciò un brahmastra destinato a uccidere il bambino che doveva nascere dal grembo di Uttara; ma anche questa volta il Signore intervenne e salvò Maharaja Pariksit, l'ultimo discendente dei Kuru.



VERSO 25


vipadah santu tah sasvat
tatra tatra jagadguro
bhavato darsanam yat syad
apunar bhavadarsanam

vipadah: calamità; santu: che ci siano; tah: tutte; sasvat: ancora ed ancora; tatra: là; tatra: e là; jagatguro: o Signore dell'universo; bhavata,h: la Tua Persona; darsanam: incontro; yat: ciò che; syat: è; apunah: non più; bhavadarsanam: conoscendo la ripetizione delle nascite e delle morti.



TRADUZIONE

Vorrei che queste sventure ci colpissero ancora ed ancora in modo da poterci trovare sempre in Tua presenza, perché in Tua presenza si allontana definitivamente la ripetizione delle nascite e delle morti.



SPIEGAZIONE

Il sofferente, il povero, l'uomo d'intelligenza e quello di spirito curioso dopo aver compiuto atti di pietà adorano o cominciano ad adorare il Signore. Gli altri, la cui esistenza è una serie di azioni colpevoli, non possono avvicinare l'Essere Supremo, qualunque sia la loro posizione, perché l'energia illusoria li devia. Quando sopraggiunge la sventura, l'uomo pio non vede altra scelta che prendere rifugio ai piedi di loto del Signore; e ricordare costantemente i piedi di loto del Signore significa camminare sulla via della liberazione da nascite e morti ripetute. Per colui che ha sviluppato quest'attitudine, le sventure sono tali soltanto di nome; anzi, sono benvenute, perché gli permettono di ricordare il Signore e di sfuggire quindi all'esistenza materiale.
Chiunque prenda rifugio ai piedi di loto del Signore, che sono paragonati a un solido vascello capace di superare l'oceano dell'ignoranza, può ottenere la liberazione con la stessa facilità con cui si supera d'un balzo l'acqua contenuta nell'impronta lasciata dallo zoccolo di un vitello. Egli è invitato a vivere nel regno del Signore e non ha più niente in comune con l'universo materiale, dove a ogni passo ci attendono nuovi pericoli. Il Signore stesso conferma nella Bhagavad-gita che l'universo materiale è un luogo di pericoli, cosparso d'insidie. Gli uomini dall'intelligenza mediocre tentano in mille modi di aggirare questi ostacoli e di trarre godimento dall'esistenza materiale nonostante le sventure che essa c'impone, ma continuano a ignorare che questo universo per natura è fonte di sofferenze costanti. Non hanno nessuna conoscenza del regno del Signore, pieno di felicità e senza alcuna traccia di dolore. Invece, il dovere dell'uomo d'intelligenza sicura è quello di non lasciarsi turbare dalle crudeltà della sorte, inevitabili in questo mondo, ma piuttosto di preoccuparsi di progredire sulla via della realizzazione spirituale nonostante tutti i mali che non mancheranno di colpirlo, consapevole che questa è la missione dell'uomo. In realtà, l'anima spirituale è al di là di ogni sofferenza materiale, perciò tutti i mali ai quali noi facciamo fronte sono tali solo di nome, senza alcun fondamento. In sogno, per esempio, un uomo può vedersi divorato da una tigre e urlare di paura, ma in realtà non c'è tigre, e dunque nessuna ragione di aver paura; è solo questione d'illusione. Così, i mali dell'esistenza sono come sogni.















LA STORIA DELL'ELEFANTE GAJENDRA

Un'idea di attualità da un evento millenario

Situata al centro dell'Oceano di Latte si trova una gigantesca montagna chiamata Trikuta la cui altezza e larghezza, che si equivalgono, raggiungono i diecimila yojana (centotrentamila chilometri). Le sue tre cime principali sono costituite di ferro, d'argento e d'oro, ma altre vette di gemme preziose ornano questa montagna spettacolare che irradia la sua magnificenza nel cielo. Alberi carichi di fiori e frutti, sinuosi rampicanti e rigogliosi cespugli ne decorano le preziose pendici e il suono delle cascate sulla montagna crea una piacevole musica. I piedi della montagna sono sempre lambiti dalle onde di latte, che infrangendosi sugli scogli, producono preziosi smeraldi. Gli abitanti dei pianeti superiori - i Siddha, i Carana, i Gandharva, i Vidhyadhara, i serpenti, i Kinnara e le Apsara - frequentano quella montagna per i loro divertimenti. Al risuonare dei canti degli abitanti dei pianeti celesti nelle caverne, i leoni, scambiando quel suono per il ruggito di altri leoni, ruggiscono a causa dell'intollerabile invidia.
Nelle vallate della montagna Trikuta vivono numerosi animali della giungla e sugli alberi ben curati dei suoi giardini cinguettano differenti varietà di uccelli dal canto melodioso. Le spiagge dei numerosi laghi e fiumi che rinfrescano le pendici sono coperte da piccole gemme simili a granelli di sabbia. Quando le fanciulle celesti si bagnano in quelle acque trasparenti come il cristallo le profumano delicatamente arricchendo l'atmosfera.
In una vallata della montagna Trikuta c'era uno splendido giardino chiamato Ritumat appartenente al grande devoto Varuna ed era un luogo di divertimento per le fanciulle degli esseri celesti. In quel giardino crescevano fiori e frutti in ogni stagione ed era ornato da ogni tipo di alberi. La bellezza di quel luogo già incantevole era accresciuta da un grande lago pieno di fiori di loto dorati e scintillanti e da altri meravigliosi fiori conosciuti come kumuda, kahlara, utpala, satapatra. Sciami di calabroni ebbri bevevano il miele di quei dolci fiori e il loro ronzio si univa al melodioso cinguettio degli uccelli. Il lago era popolato da diverse specie di animali acquatici quali cigni, gru e gallinelle d'acqua. I flutti, ondulati dal movimento dei pesci e delle testuggini, erano ornati dal polline che cadeva dai fiori di loto.
Il capo degli elefanti che viveva nella foresta della montagna Trikuta arrivò, un giorno, al lago con le sue compagne. Camminando spezzava molte pianta rampicanti, alberi e cespugli senza preoccuparsi delle loro spine. Solo fiutando l'odore di questo elefante, tutti gli altri elefanti, le tigri e gli animali feroci come i leoni, i rinoceronti, e i grandi serpenti, fuggivano spaventati. Grazie a questo elefante, animali quali le volpi, i lupi, i bufali, gli orsi, i cinghiali, i porcospini, le scimmie, i conigli, i cervi e molti piccoli animali vagavano per la foresta senza alcun timore.
Circondato dagli elefanti del branco, Gajpati, il re degli elefanti, faceva tremare tutta la montagna Trikuta con il peso del suo corpo. Sudava, dalla sua bocca gocciolava del liquore e la sua vista era confusa a causa dell'ebbrezza.
Era servito da calabroni che bevevano il miele e da lontano poteva sentire nell'aria il profumo dei fiori di loto portato dalla brezza del lago. Accompagnato dai suoi elefanti, afflitti dalla sete, arrivò ben presto su quelle rive. Giunto in quel luogo incantevole, il re degli elefanti, entrò nel lago alleviando il suo corpo dalla fatica. Poi con la proboscide bevve l'acqua fresca e cristallina mista al polline dei fiori di loto e delle ninfee d'acqua finché non fu completamente soddisfatto. Come un essere umano privo di conoscenza spirituale e troppo attaccato ai membri della sua famiglia, l'elefante, illuso dall'energia esterna di Krsna, fece si che anche le sue mogli e i suoi figli si bagnassero nel lago e ne bevessero l'acqua. Con la proboscide aspirava l'acqua del lago e la spruzzava su di loro senza preoccuparsi della fatica che questo sforzo comportava.
Mentre era nell'acqua per un disegno della provvidenza un potente coccodrillo si arrabbiò con l'elefante e lo attaccò mordendogli con ferocia una zampa. L'elefante, che era certamente molto forte, tentò con ogni mezzo di liberarsi da questo pericolo. Vedendo Gajendra in questa grave condizione, le mogli disperate cominciarono a piangere. Sebbene gli altri elefanti volessero aiutarlo, a causa della grande forza del coccodrillo, non riuscivano a soccorrerlo.
L'elefante e il coccodrillo combatterono mille anni trascinandosi l'un l'altro dentro e fuori dall'acqua, lasciando perplessi perfino gli esseri celesti che assistevano a questa lotta. Dopo aver combattuto per molti lunghi anni, l'elefante cominciò a perdere la sua forza mentale, fisica e sensoriale, mentre il coccodrillo, essendo un animale acquatico, vedeva aumentare il suo entusiasmo, la sua forza fisica e il suo potere sensoriale.
Quando il re degli elefanti vide che per il volere della provvidenza si trovava nelle fauci del coccodrillo in una condizione disperata dalla quale non poteva salvarsi fu colto dalla paura della morte che lo portò a riflettere in questo modo: "Gli altri elefanti che sono miei amici e parenti non hanno potuto fare niente per salvarmi, che dire dunque delle mie mogli? Sono stato attaccato da questo coccodrillo per volere della provvidenza e nessuno potrà fare niente per me. Cercherò quindi rifugio in Dio, la Persona Suprema, che è l'unico vero rifugio di tutti gli esseri viventi. Dio, la Persona Suprema non è certo conosciuto da tutti, ma è di certo il più potente e il più influente. Colui che nel timore del serpente del tempo eterno, dotato di forza spaventosa, pronto a divorare ogni cosa e che continua senza sosta il suo inseguimento, prende rifugio nel Signore riceverà la Sua protezione. La morte stessa fugge per paura del Signore. Mi sottometto quindi a Lui, la grande e potente autorità suprema, che è il vero rifugio di ogni essere."
Dopo aver così riflettuto, Gajendra, il re degli elefanti, fissò la mente sul cuore con perfetta intelligenza e recitò un mantra che aveva imparato nella sua esistenza precedente quando era stato Indradyumna e che per grazia di Krsna poté ricordare: ''om namo bhagavate vasudevaya, offro il mio rispettoso omaggio alla Persona Suprema, Vasudeva. Che Egli possa proteggermi."
Dopo aver concentrato la mente sui piedi di loto di Dio, la Persona Suprema, Gajendra Gli rivolse preghiere piene di venerazione: "Mio Signore, Tu sei Colui che osserva tutti gli obbiettivi dei sensi. Senza la Tua misericordia non c'è possibilità di risolvere il problema dei dubbi. Questo mondo materiale è come un'ombra che Ti assomiglia; infatti noi consideriamo reale questo mondo perché ci dà un'idea della Tua esistenza.
O Signore Tu sei la causa di tutte le cause ma Tu stesso non hai causa. Perciò sei Tu la meravigliosa causa di ogni cosa. Offro i miei rispettosi omaggi a Te che Sei il rifugio della conoscenza vedica e poiché Tu sei l'unico che può dare la liberazione sei l'unico rifugio dei trascendentalisti. Ti offro dunque i miei rispettosi omaggi.
Poiché un'animale quale io sono si è sottomesso a Tua Grazia, Tu che sei supremamente liberato, certamente mi libererai da questo pericolo. In realtà, per la Tua estrema misericordia stai cercando costantemente di liberarmi. Coloro che sono completamente liberi dalla contaminazione della materia meditano su di Te nel profondo del cuore. Tu sei certamente difficile da raggiungere per quelli che, come me, sono troppo attaccati alla speculazione mentale, alla casa, ai parenti, agli amici, al denaro, ai servitori e agli assistenti. Tu sei la fonte di ogni illuminazione, il padrone supremo, perciò Ti offro i miei rispettosi omaggi. Che Tu possa liberarmi dal presente pericolo e dal modo di vivere materialistico. I puri devoti il cui unico desiderio è quello di servire il Signore, Lo adorano in piena sottomissione e cantano e ascoltano sempre le Sue meravigliose e propizie attività immergendosi sempre in un oceano di felicità trascendentale. Questi devoti non chiedono mai al Signore di concedere loro qualche benedizione materiale mentre io, rivolgo la mia preghiera a Dio, la Persona Suprema a causa del pericolo in cui mi trovo. Non desidero vivere più a lungo dopo essere stato liberato dall'attacco del coccodrillo. A che serve il corpo di un elefante coperto dall'ignoranza esternamente e internamente? Desidero soltanto la liberazione eterna dalle coperture dell'ignoranza, coperture che non sono distrutte dal tempo. Mio Signore Tu appari come ricettacolo di tutti i piaceri dei sensi e il protettore di tutte le anime sottomesse. Possiedi un'energia illimitata,
ma non puoi essere avvicinato da coloro che non sono in grado di controllare i sensi.
Offro a Te ripetutamente il mio rispettoso omaggio. Mi rifugio in Dio, la Persona Suprema le cui glorie sono difficili da capire."
Mentre il re degli elefanti stava descrivendo l'autorità suprema senza menzionare una persona in particolare, non invocò gli esseri celesti perciò nessuno di loro lo avvicinò. Solamente Sri Hari, l'Anima Suprema, dopo aver considerato la sua difficile posizione, apparve dinnanzi a Gajendra, sulla schiena del Suo portatore, Garuda, portando con sé il disco e altre armi, mentre gli esseri celesti gli offrivano le loro preghiere. L'elefante, essendo stato catturato con forza dal coccodrillo, provava un forte dolore, ma quando vide Narayana che scendeva dal cielo sulle spalle di Garuda, con il disco nella mano, immediatamente, con la proboscide, colse un fiore di loto e con grande difficoltà pronunciò queste parole: "O mio Signore, Narayana, o maestro dell'universo, o Dio, Persona Suprema, Ti offro i miei rispettosi omaggi."
Vedendo che Gajendra si trovava in una situazione molto difficile, Dio, la Persona Suprema per la Sua misericordia senza causa scese immediatamente dalle spalle di Garuda e tirò fuori dall'acqua il re degli elefanti insieme al coccodrillo. Poi, in presenza di tutti gli esseri celesti che assistevano all'avvenimento, il Signore, con il Suo disco, tagliò la testa al coccodrillo separandola dal corpo salvando il re degli elefanti. Quando il Signore liberò Gajendra, tutti gli esseri celesti e i saggi cominciarono a glorificare il gesto di Dio, la Persona Suprema facendo cadere su di Lui e su Gajendra una pioggia di fiori. Sui pianeti celesti era tutto un risuonare di timpani e gli abitanti di Gandharvaloka cominciarono a danzare e cantare mentre i grandi saggi e gli abitanti di Caranaloka e di Siddhaloka offrivano preghiere a Dio, la Persona Suprema.
Il migliore dei Gandharva, il re Huhu, era diventato coccodrillo a causa della maledizione di Devala Muni, quindi dopo essere stato liberato da Dio, la Persona Suprema, riprese la bellissima forma di un Gandharva. Poiché aveva compreso a chi doveva la misericordia di essere liberato immediatamente offrì i suoi rispettosi omaggi con la testa e cominciò a cantare preghiere degne del Signore trascendentale. Dopo aver offerto le sue preghiere il re Huhu girò intorno al Signore in segno di rispetto e in presenza di tutti gli esseri celesti tornò a Gandharvaloka libero da tutte le reazioni del peccato.
Essendo stato toccato direttamente dal Signore, Gajendra, il re degli elefanti, fu subito liberato da tutta l'ignoranza materiale e da ogni prigionia e ricevette la forma di liberazione detta sarupyamukti grazie alla quale ottenne il medesimo aspetto fisico del Signore.
Gajendra era stato precedentemente il re vaisnava dello stato di Pandya che si trova nella provincia di Dravida nell'India meridionale ed era conosciuto come Indradyumna Maharaja.
Dopo aver regnato per lungo tempo il re si era ritirato dalla vita di famiglia per andare sulle colline Malaya dove abitava in una piccola capanna portando i capelli incolti e dedicandosi a continue austerità. Una volta, mentre osservava il voto del silenzio, meditando con grande concentrazione su Dio, la Persona Suprema, ricevette la visita del grande saggio Agastya Muni accompagnato dai suoi discepoli. Quando il Muni vide che Maharaja Indradyumna rimaneva seduto in silenzio, trascurando l'etichetta dell'ospitalità, fu preso da grande collera e maledisse il re con queste parole: "Il re Indradyumna non è affatto gentile, è degradato e privo di educazione e ha insultato un brahmana. Che entri dunque nelle tenebre e riceva il corpo ottuso e sciocco di un elefante." Dopo aver pronunciato queste parole, Agastya Muni con i sui discepoli se ne andò dall'asrama. Poiché era un devoto, il re accettò con gioia la maledizione del Saggio considerandola un desiderio di Dio, la Persona Suprema. Quindi sebbene fosse un elefante, Gajendra, grazie al servizio di devozione compiuto nella vita precedente poté ricordare come adorare e offrire preghiere al Signore.
Dio, la Persona Suprema, Anima Sovrana di ogni essere vivente, Si rivolse soddisfatto a Gajendra benedicendolo: "Caro devoto, a coloro che si alzano alla fine della notte e Mi offrono le preghiere che tu mi hai offerto, concedo una dimora eterna nel mondo spirituale alla fine della vita.
Dopo aver liberato il re degli elefanti dalla morsa del coccodrillo e dall'esistenza materiale, che può essere paragonata a un coccodrillo, il Signore, davanti ai Gandharva, ai Siddha e a tutti gli esseri celesti che lo glorificavano, seduto sulle spalle del Suo portatore Garuda, tornò alla Sua dimora portando con sé Gajendra.
Coloro che ascoltano questa narrazione diventano degni di essere elevati ai pianeti superiori, ottengono la fama di devoti, non sono più toccati dalla contaminazione del kali-yuga e non faranno mai sogni paurosi. Tutti coloro che desiderano il proprio bene dovrebbero, appena alzati dal letto recitare questo racconto così com'è senza alcuna variazione per neutralizzare l'effetto dei sogni cattivi.
Leggendo la storia di Gajendra potremmo prendere qualche spunto per alcune riflessioni direttamente applicabili alla nostra esperienza di devoti
La prima osservazione che la lotta tra Gajendra e il coccodrillo ci porta a fare, è che l'ambiente, o campo d'azione, in quanto il combattimento si svolge nell'acqua, è favorevole al coccodrillo che di conseguenza ne trae forza fisica e psicologica. Nonostante l'elefante fosse, in assoluto, molto più potente del coccodrillo, si trova a combattere in un elemento a lui estraneo, che assorbe totalmente la sua forza fisica, nullificandola.
A questo punto possiamo paragonare l'esperienza di Gajendra alla lotta che, dovuto alla nostra scelta di vita, ci troviamo a combattere quotidianamente contro maya. Pensando a maya spesso appare nella nostra mente l'immagine di una donna di belle fattezze che abilmente nasconde dietro "l'attraente facciata" un aspetto indubbiamente perfido che tenta di riversare su di noi, vittime innocenti, in ogni momento possibile. Eppure noi possiamo scegliere se essere sue vittime o meno. Maya è sicuramente acuta e piena di risorse che utilizza per attrarci, ma questo è tutto ciò che può fare: attrarci. Questa situazione evoca l'immagine di Ulisse e delle Sirene che si servivano del loro canto melodioso per attrarre i viaggiatori nella loro isola per poi lasciare di loro solo cumuli di ossa sulla spiaggia.
Anche loro, tuttavia, come maya, altro non potevano fare che cercare di attrarre le loro vittime nella loro isola perché fuori dal loro campo d'azione ottimale non erano in grado di far valere il loro potere. Anche noi, quindi, per far valere al massimo la nostra forza, dobbiamo scegliere accuratamente il campo di azione per essere in grado di disporre sempre del massimo dell'energia da convergere nel combattimento.
Un'altra riflessione può essere fatta sul fatto che è impossibile sia per noi che per i nostri amici salvarci dai pericoli circostanti.
Se qualcuno, dopo aver preso atto di questo suo limite, prende rifugio in Dio, la Persona Suprema, Egli gli darà la Sua completa protezione e lo salverà esattamente come ha fatto con Gajendra.
Lo sbaglio di coloro che rifiutano di partecipare all'esperienza della coscienza di Krsna è di pensare di potersi proteggere con le proprie forze.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Vago, Fasullo, Tempo sprecato...

Continuiamo il dialogo tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ed un rappresentante ufficiale di un movimento impersonalista ("Dio è semplicemente tutti e tutto") che si svolse a Parigi il 13 agosto 1973. Le affermazione dell'ospite venivano tradotte dal francese dai discepoli di Srila Prabhupada.

Ospite: Possiamo avere la realizzazione spirituale e comunque vivere nel mondo materiale.
Srila Prabhupada: Ma così è quella vita spirituale? Qual è la differenza tra vita spirituale e vita materiale? Quale è lo scopo? Non siete in grado di definire la vita spirituale.
Ospite: Penso che noi vorremmo sapere come una persona che ha realmente realizzato la perfezione vive la sua vita.
Srila Prabhupada: Sì.
Ospite: (esplicitamente). Tollerante. Soprattutto egli è tollerante.
Srila Prabhupada: "Tollerante" Questa è una parte della vita spirituale, ecco tutto. Ma nel vostro modo di vita spirituale, qual è il metodo? Ci deve essere un procedimento ben definito.
Ospite: Avviene quando si è iniziati nel movimento. Diamo il metodo per arrivare; questa tolleranza.
Srila Prabhupada: Va bene, ma supponiamo che io voglia entrare. Dovrai darmi qualche formula "Devi fare questo così". Altrimenti come posso entrare?
Ospite: Ci sono molte tecniche ma alla fine sono tutte uguali perché ci conducono alla medesima conclusione.
Srila Prabhupada: Perché non ci parla di una di queste tecniche?
Ospite: La prima cosa è che dobbiamo risvegliare la nostra coscienza interna che è per il novanta per cento assopita.
Srila Prabhupada: Quindi, qual è la procedura?
Ospite: Non intendo parlare di questo qui.
Srila Prabhupada: Allora, come posso accettarlo? Non posso entrare in qualcosa di vago.
Ospite: Tutti i sistemi hanno a che fare con la meditazione, la concentrazione, cose che risveglieranno la coscienza.
Srila Prabhupada: Qual è l'oggetto della meditazione?
Ospite: Svariati oggetti.
Srila Prabhupada: Me ne dica uno.
Ospite: Il corpo, per esempio. C'è "la meditazione eterna numero tre".
Srila Prabhupada: Qual è la "numero uno"?
Ospite: Questa particolare meditazione  la numero tre  è di base. Viene data a tutti i nostri studenti.
Srila Prabhupada: "Numero tre" e non la "numero uno".
Ospite: L'idea è di meditare sulla numero tre e in questo modo risvegliare la coscienza nel proprio corpo, cominciando dalla punta delle dita dei piedi e salendo. Potrebbe sembrarti facile, ma tutti i grandi maestri dell'oriente hanno insegnato questo e nessuno può riuscirci senza far questo.
Srila Prabhupada: Ciò significa che la tua conoscenza non è perfetta. E' tutto un falso. Se mediti sul corpo, che cosa otterrai?
Ospite: Si risveglia lo coscienza psichica che è assopita all'interno del corpo.
Srila Prabhupada: Ma dimmi, qual è la procedura?
Ospite: Mi piacerebbe parlare con te un poco di un libro che sto leggendo che descrive come i russi hanno appena scoperto l'anima. Loro hanno fotografato l'anima, l'effulgenza dell'anima. Hanno trovato l'anima. E hanno descritto tutti i vari fenomeni della parapsicologia e della percezione extrasensoriale. I russi hanno fatto grandi scoperte ed il libro è incredibile sebbene non l'abbia ancora finito.
Srila Prabhupada: Questo riguarda i russi. Io voglio conoscere il vostro metodo.
Ospite: Il nostro ordine conosce il destino della vita umana, lo stato della coscienza Cristica, il nirvana  chiamalo come vuoi  con una comprensione che è milioni di volte al di là della tua comprensione.
Srila Prabhupada: Se è "oltre la comprensione", come posso accettarlo?
Ospite: Questa è una comprensione genuina ed è tradotta nel livello oggettivo.
Srila Prabhupada: Se non capisco chi devo amare, come posso amare?
Ospite: Questa comprensione è nel cuore di tutti. E' semplicemente questione di repressione del falso io, di eliminare il vecchio uomo, il falso io.
Srila Prabhupada: Che cos'è?
Ospite: Non capisco perché fai obiezione. Dopo tutto, l'amore è una parte di ognuno.
Srila Prabhupada: Obietto perché se mi chiedi di amare, voglio sapere chi devo amare.
Ospite: Un mistico ama ogni cosa, ognuno.
Srila Prabhupada: Se ami tutti, ciò significa che ami gli animali anche. La tua comunità permette l'uccisione di animali?
Ospite: Quando si arriva nel movimento non è richiesto di seguire delle regole. Ma poco a poco si arriva a quel punto. Poi, per un breve periodo, ai nostri studenti è richiesto di lasciare gli intossicanti e il consumo di carne e cose del genere. Ma non è permanente.
Srila Prabhupada: E loro possono seguire queste cose.
Ospite: Si, dopo.
Srila Prabhupada: Quindi all'inizio perché smettere? Perché all'inizio viene richiesto ai vostri studenti di lasciare queste cose?
Ospite: Il nostro ordine non obbliga a niente, non ti forza a fare alcuna cosa.
Srila Prabhupada: Ma l'ideale deve esserci. Uno può seguire o non seguire.
Ospite: Il nostro ordine non rifiuta nessuno.
Srila Prabhupada: Quindi il vostro ordine approva l'uccisione di animali?
Ospite: Non ci sono restrizione. L'ordine non fa inchieste.
Srila Prabhupada: Allora fermiamoci qui. Basta domande. E' una perdita di tempo!















Alimentazione Vegetariana

di Saiva Devi Dasi

Fresco e Sano

Sta per finire definitivamente l'estate, stagione in cui le bibite più vendute sono Coca Cola, aranciate, chinotto e così via. A prima vista sembrano molto diverse fra loro, ma se andiamo a leggere l'etichetta ci si accorge di come hanno molti componenti in comune: zucchero, additivi, coloranti... Nel maggior numero dei casi lo zucchero è l'ingrediente presente in altissima percentuale sebbene non disseti assolutamente. Così anche per i coloranti indispensabili per creare l'aspetto invitante del prodotto. Le bollicine invece, sono anidride carbonica aggiunta per renderle gustose e gassate, altrimenti imbevibili essendo eccessivamente dolci. Che cosa fare allora di fronte alla sete dell'estate? Come ridare all'organismo tutti i liquidi che si perdono con il sudore? La bevanda più naturale fisiologicamente parlando è certamente l'acqua che è indispensabile per vivere (in condizioni normali una persona dovrebbe consumarne 4050 gr. per chilo di peso corporeo) però oltre all'acqua ci sono anche altre soluzioni che ci danno sollievo nelle giornate calde. Un suggerimento potrebbe essere quello di abituarsi a bere dei succhi di frutta fresca, dal momento che contengono delle vere e proprie qualità terapeutiche essendo ricchi di vitamine e sali minerali. Offrono anche molti altri vantaggi, per esempio: passano all'interno dell'apparato digerente molto velocemente tenendoci leggeri, fanno bene alla bellezza della pelle e alla linea. Il segreto sta nelle qualità ottimali delle vitamine, dei sali minerali e degli oligo elementi che la frutta fresca contiene. Ci aiutano anche a mantenere la circolazione del sangue regolata poiché questa si compromette facilmente durante la stagione calda.
Un'altra cosa da non dimenticare è che la frutta e i succhi vanno consumati lontano dai pasti e senza aggiunta di zucchero che è già contenuto naturalmente.
Un altro trucco è quello di comprendere la funzione del sudore e le sue dinamiche. Dobbiamo imparare a stare lontani nelle stagioni estive dai pasti caldi e calorici cercando di ridare al corpo tutti i liquidi che sta perdendo.
Niente paura quando inizierete a sudare eccessivamente, bevete quanto vi serve.
Certamente, bisogna farlo con intelligenza, senza abbuffarsi, sorseggiare lentamente bevande non troppo fredde (non sotto i 15°) ecc...
D'altra parte però, non bere quando si ha sete sarebbe semplicemente non ascoltare il messaggio che ci manda il nostro corpo.
Ecco quindi alcune ricette nutrienti e rinfrescanti:
Orzata: Fate bollire per 30 minuti 30 gr. di orzo mondato in un litro di acqua per ottenere un decotto. Scolate e servite freddo con succo di limone. Questo è una bibita antica però molto buona e piena di sali minerali.
Bibita alla pesca: Tagliate in una caraffa 5 pesche gialle a pezzetti piccoli, 1 limone a fette, 3 cucchiai di succo di arancia, qualche foglia di menta fresca. Versate sopra acqua calda e fate raffreddare. Servite con ghiaccio.
Sorbetti naturali: Preparate un frullato di frutta fresca e versatelo all'interno di contenitori a forma di ghiacciolo. Fateli riposare in freezer per un paio di ore fino a che non solidificano.
Tè allo zenzero: Fate bollire in un litro di acqua 3 cucchiai di zenzero fresco finemente grattugiato per circa 10 minuti in una pentola coperta. Aggiungete 4 cucchiai di zucchero di canna, scolate premendo lo zenzero contro il colino in modo da estrarne il succo il più possibile. Servite freddo con del succo di limone.
Quando sentiamo parlare di estate è come se in bocca sentissimo il sapore del gelato. Questa dolce invenzione come sappiamo piace a tutti. Se siamo capaci di bilanciare bene i nostri pasti possiamo permetterci di soddisfare questa tentazione estiva. La cosa migliore è come sempre prepararlo in casa perché nei gelati confezionati troviamo tantissimi ingredienti che danneggiano la nostra salute. Interessante è anche sapere che esiste un procedimento al quale sono sottoposti gelati industriali e questo è l'aggiunta artificiale di aria che rende il gelato così leggero in quanto con un litro di miscela è possibile ricavare due litri di prodotto. Se ci pensiamo bene, nemmeno il sapore di questi gelati è molto esaltante. Allora troviamo un po' di tempo libero per dedicare alla preparazione del gelato che oltre ad essere buono e sano possiamo anche con piacere offrire al Signore Krsna prima di gustarlo.
Gelato: Se avete la gelatiera potete prepararvi un ottimo gelato mischiando in insieme 250 gr. di latte, 150 gr. di panna da montare, 100 gr. di zucchero di canna e frutta frullata a piacere. Si possono fare vari gusti con crema di nocciola, carruba, mandorle e così via.
Se invece volete un gelato più solido provate questa ricetta: mescolate in una terrina 2 cucchiai di farina di riso con un po' di latte per ottenere una pastella liscia. Fate bollire 2 litri di latte con 100 gr. di zucchero e aroma a piacere (frutta, pistacchio, carruba...) fate bollire per 10 minuti e togliete dal fuoco. Fate raffreddare e versatelo nelle forme, mettetelo nel freezer. Mescolate ogni mezzora per eliminare i cristalli che si creano. Quando diventa troppo denso per mescolarlo lasciatelo ghiacciare fino a quando si raddensa.
Abbiamo solo tentato di dare qualche idea e suggerimento per come alleggerire le calde giornate estive. Speriamo potranno esservi utili anche per la prossima stagione estiva!
Nella nostra redazione arrivano delle lettere indirizzate alla rubrica "alimentazione vegetariana" e trovo interessante il fatto di condividere con voi i loro contenuti, eccone alcuni estratti arrivati ultimamente.

... Mi chiamo Caterina e sono mamma di due bambini piccoli uno di tre anni e uno di tre mesi e mezzo. Su Ritorno a Krsna, a cui mio marito è abbonato, ho letto che si preparano ricette vegetariane. Io le scrivo per chiedere, in particolare, consigli circa lo svezzamento del piccolino, poiché sono solo due anni che abbiamo deciso di essere vegetariani... Io sono convinta della scelta fatta però ogni volta che affronto l'argomento con la pediatra e con altre persone mi fanno presente il pericolo di carenze e di eventuali conseguenze sulla salute...
Caterina, Novara

Cara Caterina, Hare Krsna
Ti ringrazio per la lettera e spero di poterti aiutare. Prima di tutto ti consiglierei di cercare un pediatra più aperto verso le nuove tendenze nell'alimentazione e nella crescita dei bambini, ci sono persone che desiderano fare bene il loro lavoro e al di là delle scelte personali cercano di dare le informazioni in maniera obbiettiva. Ormai, non è una cosa nuova che nell'alimentazione dei bambini la carne non è assolutamente necessaria. Lo confermano tantissimi libri e studi a riguardo. Poi, dal punto di vista pratico io personalmente ti posso garantire che ho visto (oltre al fatto che ho una figlia di 13 anni) crescere davanti ai miei occhi bambini vegetariani dalla nascita che non dimostrano nessun problema dal punto di vista fisico e psicologico. Certamente bisogna stare molto attenti a saper bilanciare l'alimentazione dei bambini per non fargli mancare niente. Però al giorno d'oggi non è difficile trovare informazioni e aiuto nella letteratura alternativa (libri, opuscoli, riviste...) Ti spedirò una rivista e dei libri che possono aiutarti a continuare senza dubbi nella scelta che hai fatto...
Saiva devi dasi

...Sono Pino vi scrivo questa lettera per chiedervi dei consigli. Io sono un cristiano e mi piace vivere in armonia con tutti, ma sono coinvolto da materialismo e violenza. Leggendo l'articolo nella vostra rivista ho avuto la giusta luce per vedere chiaro dove ci sono le tenebre e già da un po' di tempo ho rinunciato alla carne e al pesce. Questa mia scelta la trovo molto positiva grazie a tutti voi. Che cosa dire riguardo la mia religione? La bibbia porta insegnamenti ma la gente non ha rispetto né per la bibbia né per le creature...
Pino, Lecce

Caro Pino, Hare Krsna
Come vedi, abbiamo stampato solo una parte della tua lettera dovuto a motivi tecnici. Però ci ha fatto molto piacere che nella nostra rivista hai trovato lo stimolo di approfondire e vivere con più coerenza la tua scelta religiosa. Io spero che tu possa trovare le risposte alle tue domande. Si capisce che sei una persona che cerca la Verità e non si lascia richiudere nei confini immaginari del pregiudizio e del fanatismo. Farò in modo da farti pervenire uno dei nostri libri che mi sembra adatto e dove credo troverai tanti punti in comune fra cristianesimo e coscienza di Krsna. Ti auguro tutto il bene nel tuo cammino spirituale...
Saiva devi dasi

Questa rubrica è curata da Saiva devi dasi, esperta di cucina e alimentazione vegetariana. Conduce corsi di cucina ed esprime la sua abilità culinaria da circa 10 anni.















L'OSSERVATORE VEDICO

Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo

A cura di Virabhadra dasa

'Musica, Suono e i loro relativi effetti sugli stati di coscienza'

Siamo in un'era piena di musica e suono, realtà entrambe usate come veicoli di conoscenza e comunicazione, tuttavia solo una piccola parte di persone è consapevole dei profondi ed esoterici valori del suono.
La dimensione tecnologica e futurista sta gradualmente privando l'uomo della sua emozionalità e sensibilità interiore, includendo un allontanamento dall'armonia profonda del sé.
Essendo la gamma dei suoni per una gran parte al di fuori dell'esperibile umano 1, vediamo che raramente il suono è inteso come un vero e proprio strumento conoscitivo, infatti siamo soliti dire 'vedere per credere' e non 'udire per credere'.
Il suono è uno degli strumenti di comunicazione più usati e più efficienti, e molti esseri viventi ne usufruiscono come strumento ultimo per direzionare le loro esperienze; ad esempio il pipistrello utilizza principalmente l'apparato uditivo agendo in un ambiente dove gli altri sensi sono disabilitati dovuto alle condizioni fisiche sfavorevoli, ossia l'assenza di luce.
Lo stesso dicasi per alcuni esseri che vivono nelle profondità dei mari dove la luce non riesce a penetrare, essi conducono i loro spostamenti su di una vibrational track, una pista fonica.
Il bambino all'interno del grembo materno sviluppa come primo organo della percezione l'apparato uditivo, e attraverso di esso si connette con il suo primo 'suono esterno', il battito del cuore della madre.
Ci sono anche dei casi estremi dove alcuni pazienti in stato di coma vengono risvegliati attraverso una terapia basata su dei suoni piuttosto che attraverso il senso del tatto, del gusto o dell'odorato.
Vediamo quindi delineate alcune peculiarità del suono e questo ci serve per evidenziarne l'importanza, ma vorremo dirigere la nostra dissertazione su alcuni effetti che il suono può avere sugli stati psichici e spirituali dell'uomo.
Lo studio scientifico sugli effetti che il suono e la musica hanno sulla struttura psicofisica dell'uomo ebbe inizio alla fine del XIX secolo.
Nel 1895 Binet e Courtier iniziarono a studiare le variazioni del polso e della respirazione in relazione ai vari tipi di accordi musicali, consonanti o dissonanti. Fraisse e Oleron nel 1953 avevano studiato gli effetti delle vibrazioni musicali sul tono muscolare.
Lundin riconosce nella musica popolare leggera non vocale (valzer, sarabande ecc.) un ruolo facilitante la digestione. Sono state usate terapie per anestesie in odontoiatria basate su particolari musiche e suoni vocali, capaci di indurre nel paziente una suggestione che lo porta ad un profondo rilassamento muscolare e mentale (vedi pratiche di Stern e Gabai). Inoltre sono stati condotti molti studi sulle associazioni prodotte dalla musica, intrapresi da psicanalisti come Bugard, Conzaft, Michel.
Dopo le premesse sopra descritte proviamo a comprendere almeno sommariamente che cos'è il suono. Innanzi tutto; la definizione che si dà in Fisica del suono è quella di una rapida variazione di pressione nell'ambiente, e questo illustra che esso appartiene ad una categoria, se pur particolare, di materia capace di modificare la realtà fisica con la quale viene in contatto.
In accordo alla concezione della fisica relativista, a differenza della fisica classica, la materia in sé (così come intesa tradizionalmente) non esiste, poiché tutto ciò che esiste è fondamentalmente vibrazione o una produzione dell'interazione dei campi (o particelle subatomiche).
Einstein aveva evidenziato matematicamente che massa ed energia sono due facce della stessa medaglia, visto che l'atomo, una delle componenti di fondo della materia, è composto di particelle subatomiche che ne costituiscono il nucleo, alcune delle quali, come il fotone, prive di massa.
L'atomo quindi è costituito di energia vibrante.
Così in realtà l'emissione di vibrazioni sonore può influire sulla struttura più grossolana delle cose. La vibrazione sonora, interagendo con la realtà vibrazionale di fondo della materia, induce delle modifiche sul piano grossolano, ad esempio dei suoni acuti anche modulati dall'uomo riescono ad infrangere dei "solidi" cristalli!
E' il caso di portare all'attenzione un esperimento che in sé costituisce una base empirica al nostro discorso. 2
Questo esperimento è eseguito grazie all'ausilio del Tonoscopio, strumento attraverso il quale si è in grado di osservare gli effetti graficamente riscontrabili delle vibrazioni sonore, che vengono modulate all'interno di un piccolo tunnel parte integrante dell'apparecchio.
Le vibrazioni esercitano delle modifiche alla disposizione di una polvere che è appositamente concepita per rivelare le varianti e gli effetti tra le varie tipologie di suoni.
Solitamente i suoni comuni una volta fatti vibrare all'interno del tunnel lasciano nella polvere segni informi.
La polvere nel cadere da sopra il tunnel, in seguito all'immissione del suono all'interno di esso, si ferma su di un piano sottostante disponendosi, nel caso del suono comune, in maniera molto irregolare e disarmonica.
La cosa che però suscita particolare interesse è che con le vibrazioni di mantra 3 (dei suoni derivati dalla recitazione di alcuni inni della tradizione dei Veda e in special modo il suono della sillaba Vedica OM 4) immesse nel tunnel del Tonoscopio la polvere cade e va a disporsi con precise forme geometriche o comunque regolari!

Che cosa avranno di speciale questi mantra per esercitare una reazione organizzata 5 sulla materia grossolana sebbene essi non siano di natura 'fisica', è la riflessione che ci viene indotta in seguito all'ascolto di questi fatti.
Nella cultura dei Veda 6 il suono infatti ha sempre avuto un ruolo di notevole importanza, 7 principalmente dovuto al suo potere di indurre trasformazioni, come abbiamo appena visto per niente casuali e senza criterio, sia agli oggetti che alla coscienza e alla psicologia dell'individuo.
Questa è la base su cui si fonda il concetto di una terapia che utilizza il suono.
Il suono viene inteso quindi come strumento terapeutico di trasformazione, di apertura di spiragli cognitivi, di evoluzione di coscienza e miglioramento.
Facciamo alcuni esempi pratici di come il suono abbia effetti sullo stato psicofisico dell'individuo.
Nelle seguenti tabelle vedremo la differenza tra l'effetto prodotto sulla persona da suoni rilassanti e suoni d'allarme.

Reazione a segnali d'allarme
Attivazione del sistema simpatico
Attivazione della midollare e dell'adrenalina
Aumento del tono muscolare
Desincronizzazione dei ritmi elettrici celebrali (ritmo Beta)
Aumento della vigilanza
Diminuzione della resistenza cutanea all'elettricità.
Comparsa a livello di EEG di un'onda Delta caratteristica
Aumento del metabolismo basale
Aumento della temperatura cutanea

Risposta a suoni rilassanti
Prevalenza del sistema parasimpatico
Riduzione dell'attivazione dell'adrenalina
Diminuzione del tono muscolare
Sincronizzazione dei ritmi elettrici celebrali con onde di tipo Alfa
Riduzione della vigilanza
Aumento della resistenza cutanea all'elettricità
Scomparsa dell'onda Delta
Diminuzione del metabolismo
Diminuzione della temperatura cutanea

Sebbene come menzionato in apertura l'uomo di oggi sia molto distante dalle valenze terapeutiche 8
del suono, può, attraverso la pratica della meditazione su dei particolari suoni, avvalersi di questo potente strumento di guarigione liberandosi da tutto ciò che crea disagio.
Si possono fare semplici esempi su come il suono, nella sua espressione, modifichi gli stati psicologici e emozionali della persona, più di quanto lo facciano talvolta i contenuti e i significati stessi che il suono dovrebbe solo trasportare.
Negli studi di Comunicazione neurolinguistica e di Linguaggio non verbale si è potuto vedere che è 'il modo' 9 con cui si dicono le cose che produce gli effetti desiderati, non tanto le cose in sé. Questo è evidente non tanto nella comunicazione tra adulti, ma soprattutto tra adulti e bambini, dove questi ultimi sono molto più soggetti a trasformazioni di coscienza dovute ai toni e ai modi della comunicazione.
Il suono modifica la coscienza. e fa questo sui piani superficiali della coscienza, come abbiamo appena descritto, ma anche nelle profondità dell'io.
Possiamo solo brevemente accennare e fare riferimento alle tradizioni religiose classiche e alla loro enfasi sul canto delle vibrazioni sonore sacre, nella forma di nomi e attributi rivolti al Divino.
Nella tradizione Islamica troviamo un consiglio di Maometto che dice: ...glorificate il Nome del vostro Signore, il più Alto. 10
L'apostolo Paolo dice: ...Tutti coloro che invocano il nome del Signore saranno liberati. 11

Buddha dichiara: ...Tutti coloro che sinceramente invocano il mio nome verranno a me dopo la morte e li condurrò al paradiso. 12
E non in ultimo la tradizione Vedica afferma che: ...recitate il Santo Nome, recitate il Santo Nome, recitate il Santo Nome, poiché in questa era di discordia non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo per ottenere l'illuminazione spirituale! 13
Se cerchiamo di dissociare i termini liberazione, paradiso, Santo ecc. dalle corrispondenze, spesso ricoperte da pregiudizi e false accezioni dovuto alla nostra cultura, che queste parole evocano in noi, potremo convenire sull'evidenziare un principio di fondo che è quello per cui il suono sacro e la vibrazione spirituale, nei secoli e nelle varie tradizioni, ha rappresentato uno strumento liberatore e liberatorio, e questo in special modo quando si osservano le diramazioni mistico-ascetiche nelle varie religioni. 14
Nella tradizione Gaudiya Vaisnava 15 il centro dell'esperienza è appunto il suono trascendente del nome di Sri Krsna, che se recitato con concentrazione e bhakti (devozione) consente di risvegliare la consapevolezza della nostra natura ontologica, o identità spirituale.
Questa scuola è imperniata su questo concetto in maniera inscindibile, e questo atteggiamento trova le sue basi nella tradizione letterale Vedica. Infatti il processo è riassunto in maniera brillante nell'opera biografica Sri Caitanya Caritamrta dove viene fatta un'analisi del processo di risveglio della coscienza attraverso l'ascolto di sabda, il suono spirituale. 16
In conclusione torniamo a menzionare il principio per cui si può acquisire ed espandere la consapevolezza grazie al suono.
Attraverso il suono, e la meditazione su particolari suoni, si possono raggiungere degli stati di coscienza espansi, arrivando a comprendere che tutte le entità viventi intorno a noi "esistono" nel senso più profondo del termine, e non solo a livello teorico ma al livello esperienziale.

Saremo capaci di vincere, grazie a questa nuova consapevolezza, la radicata tendenza egoica che ci impedisce di offrire un'attenzione qualitativa al nostro prossimo, in qualunque forma fisica ci si presenti.
La capacità di 'Darsi'; ossia la capacità di offrire agli altri incondizionatamente la nostra attenzione e il nostro 'tempo di qualità', questa è senza dubbio una grande qualità che ogni uomo a livello potenziale possiede, e grazie alla terapia e la meditazione sui suoni provenienti dalla tradizione Vedica può essere in grado di sviluppare, raggiungendo le vette più alte dell'esistenza qualitativa, eliminando in prima istanza la tendenza all'egocentrismo, il peggiore e più radicato difetto dell'uomo.



Note

1 Cfr. Nuova Enciclopedia delle Scienze, Ed. Garzanti. Voce Suono. La Gamma di suoni udibili (banda dell'udibile) dall'essere umano è compresa tra gli infrasuoni e gli ultrasuoni, da un minimo di 1620 Hz a un massimo di 16.000 Hz, mentre altri animali hanno diverse e più ampie bande di udibilità. Si può dedurre quindi che tutte le altre bande di suoni esulano dalla percezione umana ma costituiscono comunque una realtà.
2) Esperimento riportato in breve nella prefazione della rivista 'Journal of Vaisnava Studies' numero 2 volume 2, edita da Folk Books 1994, New York.
3) Parola in lingua sanscrita composta da manas (mente) e traya (sollievo, liberazione).
4) Cfr. Bhagavad Gita, così com'è

A. C. Bhaktivedanta Swami, Ed BBT. Nella totalità del testo si trovano numerosi riferimenti alla sillaba Om, in particolare consultare il verso 25 del cap 10, il verso 17 del cap. 9 e il verso 13 del cap. 8.

5) Sebbene solitamente quando la materia entri in collisione con altri corpi si uniformi al principio di Entropia, ovvero il disordine e il decadimento.
6) Nome di un'insieme di antiche opere che costituiscono il patrimonio sapienziale della tradizione Indu.
7) Per questa ragione il gruppo più esteso e fondamentale della letteratura Vedica è definito sruti, ossia che viene udito, suono che viene dall'autorità, suono spirituale sabda brahman.
8) Quando alla parola terapeutico, si concede l'accezione classica e generica, 'che è abile a curare, a sanare'.
9) Inteso proprio come modalità, ossia il volume, l'intensità, l'atteggiamento e il tono.
10) Cfr. Corano, 87, 2.
11) Cfr. Lettere ai Romani, 10,13.
12) Cfr. 'Vows of Amida Buddha', 18.
13) Cfr. BrhadNaradiya Purana, 3, 8, 126.
14) Fare per esempio riferimento a certi ordini monastici cristiani che osservavano 'l'oratoria perpetua' ossia una forma di preghiera e meditazione ad oltranza. Ad alcune scuole di misticismo Islamico come la corrente Sufi, con le sue meditazioni e estasi musicali. E anche la tradizione Orientale e Indiana è piena di esempi, come la pratica dell'akanda kirtan, la recitazione di suoni riferiti a Nomi e attributi del Signore eseguita con l'ausilio di strumenti musicali tradizionali, oppure la meditazione tantrica sui mantra per risvegliare le energie dei cakra e accedere ad elevati livelli di consapevolezza.
15) La scuola di Bhakti yoga che ha avuto origine da Sri Caitanya Mahaprabhu, nato in Bengala (Navadvipa) nell'anno 1486. Il suo messaggio e il suo insegnamento veniva principalmente diffuso attraverso il sankirtana, il canto collettivo del Nome di Sri Krsna.

16) Cfr. Sri Caitanya Caritamrta, A.C. Bhaktivedanta Swami Ed. BBT, Madhya Lila cap. 22 verso 107. Il verso in lingua Bengali dice; nitya siddha krsna prema sadhya kabhu naya sravanadi suddha citte karaye udaya, è di particolare rilevanza per il nostro contesto la parola sravanadi che sta ad indicare che attraverso l'ascolto la coscienza si risveglia alla sua vera identità spirituale.
















SCIENZA E SCIENZA

Del Dr. Giuseppe Scala

Un Nuovo Umanesimo

Traiamo dai Veda l'informazione che ci dice che nell'epoca di kali yuga (l'attuale periodo storico così come inteso in questi testi) la durata della vita per gli esseri umani è di circa cento anni, così come i biologi hanno scoperto che la vita delle cellule ha dei limiti precisi.
Il Dott. Hayflik ha recentemente trovato che le cellule possono moltiplicarsi per un numero di generazione che va da 38 a 64 soltanto, dopodiché inevitabilmente muoiono. In un essere vivente perciò le aggregazioni di cellule che formano gli organi vanno incontro a degenerazione e vecchiaia secondo un programma predeterminato e circoscrivibile ad un certo numero di anni nel migliore dei casi, ovvero quando non intervengono infezioni o incidenti tali da determinare una morte precoce. Infatti se una serie di cellule implicate nel funzionamento di organi complessi, esaurisce la quota di generazioni a disposizione, si avranno sintomi di malattia e di vecchiaia a quegli organi, in cui vengano a mancare quelle particolari cellule. In ogni caso al raggiungere del limite di massimo numero di riproduzione cellulari, quell'organismo muore.
La durata della vita in un essere vivente perciò è come programmata geneticamente.
Ha tutto ciò un significato in relazione a quella che viene chiamata la legge del karma? Non per fare facili deduzioni o affermazioni eccessivamente categoriche, ma sembra sensato pensare ad una forma di pianificazione che viene attivata da ogni individuo attraverso le sue azioni e conseguenti reazioni.
Inoltre a proposito si potrebbe discutere sull'uso delle sostanze chimiche, somministrate sperimentalmente ad animali e piante, che hanno la facoltà di disturbare i ritmi "circadiani" cioè i bioritmi, a volte tanto gravemente da portarli a morte precoce.
Ci sono infine malattie connesse allo sfasamento del bioritmo, e persino i medicinali possono avere azione diversa, a seconda che siano somministrati di giorno, di notte, o in determinati periodi dell'anno.
Infatti quasi tutti i viventi sono veri e propri orologi, magneti, termometri e bussole viventi. Hanno in sé dei ritmi biologici che nessuno gli ha insegnato, piuttosto sono innati in essi.
Il famoso naturalista Linneo aveva persino disegnato un orologio le cui ore erano segnate invece che dai numeri, da fiori che si aprivano e si chiudevano con regolarità oraria impressionante.
Gli esseri viventi si orientano in base alla posizione del Sole, della Luna, o anche facendo il punto con le stelle.
Siccome il pianeta terra esiste, secondo quelle che vengono considerate le teorie più accreditate, da circa 15 miliardi di anni e le specie viventi sono 8.400.000. come ci viene detto nei Veda, è estremo negare che non vi sia stata una certa evoluzione nell'ambito di ciascuna specie, vivente o estinta o ancora da scoprire, in questo enorme lasso di tempo.
In milioni e milioni di anni si sono avuti sulla terra cambiamenti climatici, ambientali e geologici tali che molte sono scomparse, molte si sono adattate alle nuove condizioni ambientali adoperando a proprio vantaggio il meccanismo della manutenzione genetica.
Vorrei qui sottolineare che gli adattamenti degli esseri viventi alle nuove condizioni ambientali sono sempre avvenute nell'ambito della stessa specie e ciò non è in contraddizione con l'idea di un Dio creatore. E' quasi considerata malafede, d'altro canto, la propaganda che va dicendo, ed è promossa con discreta enfasi purtroppo anche da alcuni scienziati, che vi siano stati passaggi da una specie all'altra.
E' accertato ormai che il DNA ossia l'acido deossiribonucleico, è il depositario dell'informazione genetica. Questa molecola è chiaramente simile in tutte le specie e cellule, sia animali che vegetali.
Il DNA però è specifico di ciascuna specie e addirittura di ciascun individuo. Questa molecola può subire rotture, traslocazioni, inversioni, ridisposizioni, può persino costruire molecole per riparare i danni subiti. Laddove il DNA sia costretto ad una mutazione genetica definitiva, questa viene collocata nella posizione più opportuna al fine di ottenerne un vantaggio rispetto all'ambiente.
Si sono persino ottenute mediante manipolazioni genetica delle chimere che però sono sterili, non riescono a riprodursi.
Ma tutto questo 'manipolare' avviene con alcuni risultati (tra l'altro discussi dagli specialisti di settore stessi) sempre nell'ambito della stessa specie.
I batteri rimangono sempre batteri, le mucche rimangono sempre mucche, gli uomini rimangono sempre uomini. La vita richiede infatti che tutti i fenomeni ad essa legati siano collettivi e dovuti all'azione simultanea delle molecole, delle cellule, degli organi e della coscienza. Questi movimenti sono strettamente specifici di ciascuna specie e alla luce di questo non ha molto senso perciò parlare di passaggio da una specie all'altra.
Insomma le scoperte scientifiche specialmente nel campo della biologia si mostrano sempre più in sintonia e accordo con i principi creazionisti menzionati nei Veda.
E' giunto quindi il momento di riconsiderare tutti i rapporti che intercorrono tra le specie viventi.
Bisogna fare in modo che non si uccida più, bisogna creare un'armonia universale, un nuovo Umanesimo, una società che abbia come fine ultimo lo sviluppo della coscienza spirituale.
Ripercorrere quindi, così come lo fu per il periodo dell'Umanesimo classico, le antiche strade del sapere e inserire nella nostra comprensione del presente le informazioni che ci vengono offerte dalle tradizioni, avvantaggiandoci in questo delle notevoli capacità di cui l'uomo postmoderno è dotato.
Se questo sarà un processo condotto con un buon spirito e delle motivazioni volte al bene della 'specie' potremmo sicuramente assistere ad un vero risorgimento!















MAHA BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami, e reso in lingua italiana da Matsyavatara Dasa



6. "Bhisma Parva"

Il sesto libro contiene una gran varietà di argomenti. Sanjaya descrive la creazione e il dimensionamento della regione terrestre conosciuta come Jambukhanda. La spaventosa guerra inizia con ferocia inaudita e prosegue senza diminuire di intensità per dieci interi giorni. L'esercito di Yudhishthira cade in un pericoloso stato di prostrazione ed Arjuna, in preda all'illusione, vuole abbandonare il campo di battaglia, ma il saggio Shri Krishna, il Signore, gli allontana il dolore spiegandogli con logica la via della liberazione.
Il grande arciere Arjuna, con davanti Sikhandi a mo' di scudo, avanza scagliando senza sosta frecce aguzze verso Bhisma che, ripetutamente trafitto, cade dal carro. Tutti questi eventi sono dettagliatamente descritti nel sesto libro del Maha Bharata, nel quale Srila Vyasa, colui che conosce i Veda, ha contato 117 capitoli e 5.884 versi.







7. Drona Parva: "Drona a capo dell'armata"

La sezione conosciuta come Drona Parva avvince per il racconto di molti eventi importanti. Qui i guerrieri noti come Samsaptaka riescono a condurre Arjuna fuori dal campo di battaglia. Il potente re Bhagadatta, valoroso come Indra in battaglia, ed il suo famoso elefante Supratika, addestrato per la guerra, vengono entrambi abbattuti da Arjuna.
In questa sezione molti dei più grandi guerrieri del mondo, esperti nel combattimento col carro, guidati da Jayadratha, adottano una strategia combinata per uccidere l'eroico Abhimanyu, il quale non ha ancora raggiunto la piena maturità. Arjuna, vedendo il suo giovane figlio ucciso in maniera sleale da molti guerrieri anziani, distrugge con furia sette eserciti ed uccide Jayadratha. Per ordine del re Yudhishthira, Bhima dalle braccia possenti e Satyaki vanno alla ricerca di Arjuna entrando nelle fila dell'esercito Kuru, in cui neppure i deva possono infiltrarsi. Arjuna allora uccide tutti i possenti guerrieri Samsaptaka ancora sopravvissuti. Novanta milioni di questi guerrieri, per la collera di Arjuna, vengono da quest'ultimo inviati al signore della morte.
Nel Drona Parva guerrieri come Alambusa, Shrutayu. il possente Jalasandhi, Saumadatti, Virata, Drupada maestro di carri da combattimento, Ghatotkaca ed altri vengono tutti uccisi. Quando nel corso della battaglia viene ucciso anche Drona, suo figlio, infuriato, scaglia la terribile arma Narayana.

Questa sezione descrive anche le gloriose armi da fuoco del signore Shiva e parla dell'arrivo di Vyasadeva che rivela le glorie del Signore Shri Krishna e di Arjuna. In questo poderoso settimo libro la maggior parte dei governanti del mondo, tutti eroi, incontrano la morte. Vyasa, l'erudito filosofo figlio di Parasara, dopo aver considerato la sezione Drona Parva, annota un totale di 170 capitoli, che comprendono 8.909 versi.







9. Salya Parva: "Salya è il capo"

Poi c'è l'affascinante racconto conosciuto come Salya Parva. Dopo che i più forti guerrieri sono stati uccisi, Salya, re di Madra, assume il comando delle forze Kuru. In un susseguirsi di aspri combattimenti con i carri vengono eliminati gli ultimi guerrieri Kuru. Allora Yudhishthira, signore della giustizia, pone termine alla vita del re Salya.
Viene poi descritto un tumultuoso duello con la mazza e la morte di Sakuni per mano di Sahadeva. Duryodhana, quando vede annientata la gran parte del suo esercito, di cui rimangono ormai solo pochi soldati, entra in un lago e, con i suoi poteri soprannaturali, riesce a rifugiarsi per un certo tempo nel profondo delle sue acque. Bhima viene a sapere da alcuni cacciatori dove si trova Duryodhana. Yudhishthira allora provoca Duryodhana insultandolo e quest'ultimo, che non era mai riuscito a tollerare ciò, esce dal lago e si scaglia in un duello alla mazza con Bhima. Mentre il duello è in pieno svolgimento arriva sul posto il Signore Balarama, fratello maggiore del Signore Shri Krishna.
Viene spiegata la sacralità del fiume Sarasvati, anche in confronto ad altri luoghi sacri. Il combattimento con le mazze continua e Bhima, con la sua mazza terrificante e devastante, colpisce in maniera mirata re Duryodhana nelle cosce rompendogliele.
Sin dall'inizio lo strabiliante nono libro narra molte vicende eccezionali. Secondo coloro che hanno autorità in materia, Srila Vyasa compose questa sezione in 59 capitoli e 3220 versi che rendono nota la storia della famosa dinastia Kuru.







10. Sauptika Parva: "l'assassinio dei principi".

Descriverò adesso gli spaventosi avvenimenti del decimo libro. La sera, ritiratisi i Pandava dopo un giorno di combattimenti, Kritavarma, Kripa e Drauni (Asvattham), a bordo dei loro carri vanno dal furibondo re Duryodhana che giace a terra sul campo di battaglia, coperto di sangue e con le gambe rotte. Il figlio di Drona, vedendo la scena, viene invaso dalla collera e, rivolto agli amici, il valoroso combattente col carro giura: "Non mi toglierò l'armatura di dosso finché non avrò ammazzato ognuno dei Panchala, con in testa Drishtadyumna, e ognuno dei Pandava, con tutti i loro ministri".
Quei tre uomini possenti, guidati da Drauni, penetrano allora nell'accampamento dei Pandava nel buio della notte e assassinano crudelmente i Panchala e la loro scorta, poi la stessa sorte tocca a tutti i figli di Draupadi che dormono senza alcun sospetto nel loro campo. Si salvano soltanto i cinque Pandava, i quali dipendono completamente dal Signore Krishna assieme a Satyaki, il grande arciere.
Tutti gli altri guerrieri dell'esercito Pandava vengono massacrati nel sonno.
Stordita per la perdita dei suoi figli e delirante per l'improvvisa morte del fratello e del padre, Draupadi se ne sta seduta di fronte ai suoi cinque mariti col solo desiderio di digiunare fino alla morte. Bhima, il cui solo nome ha il potere di far inorridire, commosso dalle parole di Draupadi e determinato a consolarla, afferra la mazza e si lancia all'inseguimento del fuggitivo Asvatthama, figlio del suo amato guru Drona. Terrorizzato da Bhima e sospinto dal destino, Drauni, in preda alla collera, lancia la sua arma terribile, risoluto a cancellare i Pandava dal mondo.
Ma il Signore Shri Krishna, vedendo i suoi amati devoti in pericolo dichiara: "Che ciò non sia", in tal modo tutte le maledizioni e le minacce di Asvatthama perdono il loro potere. Seguendo le istruzioni del Signore Krishna, Arjuna lancia un missile intercettatore che neutralizza quello nemico. Srila Vyasadeva ed altri condannano il figlio di Drona, il quale però è a tal punto accecato dall'orgoglio che, con atteggiamento infantile, cerca di contromaledire quelle personalità così elevate.
Allora i Pandava catturano il figlio di Drona, benché sia un valoroso combattente col carro, con violenza gli tolgono i gioielli dalla testa privandolo del suo splendore.
I gioielli vengono poi offerti a Draupadi come tributo. Vengono poi eseguiti i riti funebri per tutti i re massacrati, con l'offerta dell'acqua sacra.
E' in questa sezione che Pritha rivela il mistero della nascita segreta di Karna come suo figlio.
Questi avvenimenti compongono il decimo libro del Maha Bharata, detto Sauptika Parva, nel quale il magnanimo Vyasa ha elencato 18 capitoli, contenenti un totale di 870 versi. In questa sezione il saggio colto ha combinato due Parva, il Sauptika e l'Aisika.







11. Stri Parva: "Le Donne"

Questa sezione suscita pietà e simpatia per gli accorati lamenti delle spose dei guerrieri caduti; per come Dhritarastra e Gandhari reagiscono alla morte dei loro figli: talvolta perdonando, talaltra venendo travolti dalla collera e dall'amarezza.
Molte donne delle famiglie reali vanno a vedere per l'ultima volta coloro che non faranno più ritorno: figli, fratelli, padri e mariti, tutti guerrieri coraggiosi riversi esanimi sul campo di battaglia. Il Signore Krishna mitiga personalmente la furia di Gandhari che è dolorosamente afflitta per la morte dei propri figli e dei nipoti.
Re Yudhishthira, grande saggio, organizza affinché i corpi di tutti i monarchi deceduti siano cremati con riti religiosi completi, secondo i comandamenti delle scritture.
Questi sono i portentosi e più toccanti eventi dell'undicesimo libro del Maha Bharata. Questa parte del libro, quando è letta da persone di animo nobile e gentile, induce compassione e pianto. Secondo l'autore, il magnanimo Vyasa, questa sezione contiene 27 capitoli, con un totale di 775 versi.







12. Shanti Parva: "Pace"

Il dodicesimo libro del Maha Bharata stimola la nostra intelligenza con discussioni profonde su principi etici e spirituali. Re Yudhishthira partecipa direttamente ad una guerra che causa la morte di molti fra i suoi superiori, tra i suoi fratelli, figli, parenti e tra gli amici intimi. Yudhishthira sprofonda nell'angoscia, ma suo nonno Bishma, disteso senza esserne disturbato su di un letto di frecce, illumina appieno il suo tormentato nipote con un discorso del tutto unico sui principi materiali e spirituali della vita.
Re ed altri capi di nazioni che veramente desiderano governare i loro popoli devono considerare seriamente questi principi.
Vengono qui date istruzioni speciali per situazioni di emergenza, con ragioni attente a circostanze e tempi specifici.
Se si comprendono a fondo questi insegnamenti si può acquisire la conoscenza di tutto ciò che occorre per agire con perfezione in questo mondo. In questo libro c'è inoltre una discussione, elaborata ed affascinante, sui principi che guidano alla salvezza spirituale.
I savi e i sapienti sono particolarmente attratti da questo dodicesimo libro del Maha Bharata. Cari saggi la cui ricchezza è l'austerità, in questo libro ci sono 339 capitoli con un totale di 14.525 versi.







13. Anusasana Parva: "Lezioni"

In questo libro di altissimo livello, Yudhishthira, adesso re senza rivali della dinastia Kuru, supera il proprio sconforto ascoltando l'analisi conclusiva di Bishma sui principi spirituali e può così far rivivere la sua natura originaria.
Bishma, figlio di Ganga, spiega con ampiezza le vicende umane in termini di bisogni materiali e spirituali: spiega pure i diversi risultati che si ottengono con le varie forme di carità.
Vengono descritti i destinatari della carità e il principio ultimo che governa ogni genere di carità.
Bishma escute poi le regole del comportamento umano, le loro applicazioni pratiche e lo scopo più elevato della verità.
Nella sua piena estensione questo argomento costituisce l'Anusasana Parva che si conclude con la gloriosa dipartita di Bishma per raggiungere il mondo spirituale. Il tredicesimo libro, con la conoscenza definitiva dei principi religiosi, è composto da 146 capitoli e 6700 versi.















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Fine del numero di settembre-ottobre 1995.